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La nascita del Progetto Life Vaia

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Come nasce un progetto europeo che valorizza gli ecosistemi forestali e propone una soluzione per proteggerli dai cambiamenti climatici? 

A spiegarlo è Andrea Rigoni, CEO dell’azienda Rigoni d’Asiago, partner capofila del progetto LIFE VAIA, che ha fatto del legame col territorio e con i suoi prodotti la colonna portante del famoso marchio.

“Uno spunto importante è stato il libro “La grande foresta”, del 2017, di Daniele Zovi, che presenta un’appendice di Giustino Mezzalira, Direttore del Settore Innovazione e Sperimentazione di Veneto Agricoltura, uno degli altri partner del progetto. Il tema di questo libro è il valore del bosco, in particolare il bosco dell’altopiano di Asiago e dei sette comuni, un ecosistema fragile perché costruito con piante della stessa specie e frutto di trapianti molto ravvicinati.” Questo sistema, come si legge nel libro, non è in grado di sopportare a lungo termine i danni provocati dal maltempo. 

“Queste riflessioni rappresentano il punto di partenza”, spiega Rigoni, “per una più ampia azione, che ha dato vita al progetto. E’ anche dal desiderio di Rigoni di Asiago, e mia personale”, spiega il CEO, “che nasce la volontà di dare un esempio di come si può ricostituire il bosco andando a creare biodiversità e sostenibilità, non solamente con riferimento al legno ma anche agli altri prodotti del bosco.” 

"La volontà di dare un esempio di come si può ricostituire il bosco andando a creare biodiversità e sostenibilità."-

“Queste riflessioni rappresentano il punto di partenza”, spiega Rigoni, “per una più ampia azione, che ha dato vita al progetto. E’ anche dal desiderio di Rigoni di Asiago, e mia personale”, spiega il CEO, “che nasce la volontà di dare un esempio di come si può ricostituire il bosco andando a creare biodiversità e sostenibilità, non solamente con riferimento al legno ma anche agli altri prodotti del bosco.”

“E’ un progetto che mi vede molto coinvolto e pieno di entusiasmo e penso che andrà oltre i termini dei cinque anni per la sua realizzazione, perché andremo a monitorarlo per i prossimi vent’anni e sarà anche un modello che potremo esportare in altri territori con l’intento di creare un nuovo modo di valorizzare e proteggere gli ecosistemi boschivi.”